Salgono a 5 gli agrumi dell’Isola iscritti nei registri europei di dop e igp insieme a limone di Siracusa, limone Interdonato Messina, arancia di Ribera e arancia rossa (e complessivamente, tra cibi e bevande, l’isola raggiunge il numero di 65 prodotti a marchio di qualità).

La qualità dei frutti di «Limone dell’Etna» è da attribuire allo sviluppo e alla maturazione in un ambiente pedoclimatico molto specifico con suoli di matrice vulcanica, tipici delle aree prossime al vulcano Etna e clima mitigato dal mare.

Il limone dell’Etna, identifica quelli coltivati nell’area lungo la fascia costiera etnea, in un’area compresa tra il fiume Alcantara, a nord, e il confine settentrionale del comune di Catania. Le varietà utilizzate sono il Femminello e il Monachello, la cui buccia, ricca di oli essenziali, ha un colore che varia,a secondo della maturazione, da verde chiaro a giallo citrino o chiaro e un peso che oscilla da 80 a 90 grammi.

La limonicoltura etnea, come si legge nel documento dell’associazione che ha perorato la causa dell’Igp in sede europea, vanta origini antiche documentate nella cultura e nelle tradizioni locali.

Le qualità del prodotto hanno uno stretto legame con l’area geografica dove viene coltivano.
Da oltre due secoli i limoni hanno la particolarità di avere, rispetto ad altri limoni, epicarpo molto ricco di ghiandole oleifere con contenuto in oli essenziali di elevata qualità sotto il profilo aromatico, in particolare si distingue il «citrale» (miscela di aldeidi geraniale e il nerale) responsabile del caratteristico “profumo di limone”, come dimostrato da studi condotti presso l’ex Istituto Sperimentale per l’Agrumicoltura, oggi CREA-OFA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria, Centro di Ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura) di Acireale e l’Istituto di Chimica organica dell’Università di Messina sulla qualità delle essenze ottenute dai limoni.