Carrube

Il carrubo (Ctoerania siliqua L., 1753) chiamato anche “carrubbio” è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Caesalpiniaceae e al genere del Ceratonia. È prevalentemente dioico (esistono cioè piante con soli fiori maschili e alberi con fiori solo femminili).
Per le sue caratteristiche si può avere sullo stesso carrubo contemporaneamente fiori, frutti e foglie, essendo sempreverde e la maturazione dei frutti molto lunga.

LeggendaLa maestosità della chioma, i frutti dai molti usi, la longevità, hanno fatto sorgere molte leggende e credenze sulla pianta. Si narra sotto le sue fronde abitano streghe e fate, che tra le sue radici sia nascosto un “truvatura” (un tesoro) e che Giuda Iscariota, dopo aver tradito Cristo, si impiccò ad un ramo di carrubo.

Il carrubo è coltivato sopratutto nel Nord Africa, Grecia e Cipro, con minore estensione in Spagna, Italia meridionale e Albania. In Italia è ancora coltivato in Sicilia, anche se la rilevanza economica di questa produzione è in declino: esistono tuttora importanti carrubeti nel ragusano e nel siracusano; in queste zone sono ancora attive alcune industrie, che trasformano il mesocarpo del carrubo in semilavorati, utilizzati nell’industria dolciaria e alimentare. La provincia di Ragusa copre circa il 70% della produzione nazionale.

IN ITALIA (SICILIA)
La carruba, in dialetto siciliano “carrua”, è il frutto del carrubo, un albero sempreverde originario del Mediterraneo. Le sue varietà più diffuse sono la “Latinissima”, la “Racemosa”, la “Morescona”, la “Saccarata” e la “Falcata”.

Venne importato in Sicilia dai Fenici. I suoi semi, molto scuri e duri, venivano utilizzati per pesare l’oro. Oggi i semi della Carruba Siciliana non hanno più questo uso, ma svolgono un importante ruolo in pasticceria. I semi, se macinati, formano una sorta di gomma usata come addensante per torte e gelificante naturale per prodotti alimentari. Inoltre, questa particolare gomma è utilizzata nelle industrie cartarie e tessili come appretto.

La carruba è un baccello appiattito lungo 10-20 cm a forma di corno, con buccia coriacea e lucida. Il colore è verde durante la maturazione, marrone scuro nei mesi estivi, fino a diventare totalmente scuro a fine maturazione, i semi sono detti “carati”. In superficie è un frutto duro e compatto, mentre la polpa interna è carnosa e zuccherina. La raccolta avviene tra fine agosto e primi di settembre, quando l’albero porta già i fiori della produzione successiva. Una volta caduti i frutti a terra, sono raccolti a mano in contenitori detti in siciliano “cannisscia”.

La carruba ha un sapore simile al cacao con note di miele e caramello, tanto che anticamente in Sicilia era considerato il “cioccolato dei poveri”. Il frutto può essere consumato intero, da sgranocchiare al naturale, tostato o spezzato e fatto bollire in un pentolino. Dalla polpa tostata e ridotta in polvere si ottiene il “carcao”, una farina usata per la preparazione di pane, pasta o dolci.

E’ anche dettapianta della sopravvivenza” grazie alla sua resistenza alla siccità la sua coltivazione ha rappresentato per secoli un’importante risorsa economica sull’isola.
E’ molto terapeutica viene utilizzata contro i problemi gastrointestinali in particolare la diarrea, sembra inoltre che possa aiutare a combattere il colesterolo e a proteggere la salute di gola e corde vocali.

Nell’ultimo ventennio la richiesta della carruba è passata da prodotto destinato esclusivamente all’alimentazione degli animali e alla tradizione culinaria popolare a prodotto ricercato, grazie ad aziende locali (del Ragusano) che hanno saputo lavorare e tramandare le tradizioni legate alla lavorazione della carruba.