Quando si parla di capperi, si pensa immediatamente alla Sicilia, in particolare alle isole di Salina e Pantelleria, due centri di produzione di qualità. La raccolta si effettua a mano nel periodo, da fine maggio e può proseguire oltre agosto, ogni 8-10 giorni.
Dopo essere stati raccolti; i capperi vengono stesi al fresco e dopo qualche ora si separano i capperi dai capperoni (i bottoni più grandi sul punto di sbocciare), successivamente avviene la salatura adagiando i capperi in recipienti con strati di sale grosso.
Nei giorni seguenti, i capperi sottosale, vengono travasati da un contenitore al altro questo travaso serve ad evitare che l’azione di sale e calore rovini i capperi, innescando fermentazioni indesiderate.

Il terreno dell’isola, di origine vulcanica e molto arida, è ideale per la sua coltivazione.
Il primo riconoscimento Igp per i capperi siciliani è arrivato per la produzione dell’isola di Pantelleria, grazie alle sue proprietà antiossidanti, antinfiammatori e immunoprotettivi.
Nel maggio 2020 avviene la creazione della Dop Capperi delle Isole Eolie. Il disciplinare prevede che si possano coltivare capperi su tutte le isole dell’arcipelago.

Per celebrare la bontà dei capperi siciliani, ogni anno la prima domenica di giugno si svolge a Salina la Festa del cappero in fiore, la location dell’evento è piazzetta Sant’Onofrio, nella frazione di Pollara.
Le signore dell’isola preparano i piatti tipici della cucina eoliana, come paste condite con olio, tonno e capperi o con il pesto dei boccioli, le insalate, le salse, i totani ripieni, crostini e acciughe e tante altre prelibatezze culinarie.